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Giulia Lassandro

 Psicologa e Psicoterapeuta 

Perfezionismo clinico: definizione e strategie utili per superarlo

2025-05-15 15:54

Dott.ssa Giulia Lassandro

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Perfezionismo clinico: definizione e strategie utili per superarlo

Dietro al perfezionismo si nasconde la paura del fallimento. Può creare ansia e stress che bloccano la persona. Alcune strategie possono aiutare a superarlo.

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Percepire di dover migliorare le proprie prestazioni è esperienza comune. Nel quotidiano capita spesso di sentire la pressione esterna per cercare di raggiungere risultati sempre molto alti.  Basti pensare a lavoro, in cui molte aziende richiedono ai propri dipendenti maggiori rendimenti in tempi minori, a scuola, dove i docenti e genitori criticano lo scarso rendimento, nelle relazioni sociali, dove viene richiesto un certo tipo di comportamento, nella cura del proprio aspetto fisico, ecc. 

Oltre alle pressioni esterne, molte persone percepiscono una spinta dall’interno a raggiungere o mantenere determinati standard di rendimento. 

Porsi obiettivi elevati o cercare di migliorare la propria prestazione non è sintomo di perfezionismo clinico. 

 

Differenza tra perfezionismo clinico e sano desiderio di migliorarsi 

La ricerca di eccellere e di raggiungere obiettivi elevati spinge la persona a mettere in atto risorse personali che consentono di ottenere un certo tipo di risultato che genera piacere ed entusiasmo e gli errori solitamente vengono considerati, a differenza del perfezionismo clinico, come un momento passeggero, fonte di crescita e miglioramento, e non come l’evidenza di un difetto personale. L’aspetto disfunzione del perfezionismo clinico non è quindi dovuto al porsi standard elevati, ma alla dipendenza della valutazione del Sé al raggiungimento degli standard imposti. 

Nel perfezionismo clinico vi è un marcato bisogno di essere o sembrare perfetti e la stima di Sé coincide con la riuscita di tale compito. Infatti, in caso di fallimento seguono solitamente autocritiche molto severe il cui giudizio riguarda la propria persona e non la performance. Davanti agli obiettivi non raggiunti si sviluppa un’immagine di sé del tipo “non sono abbastanza”, “sono incapace”. I successi solitamente non sono seguiti da ricompense poiché lo sguardo resta focalizzato sui difetti o sulle mancanze. 

In altre parole, porsi obiettivi e standard da raggiungere è parte della nostra vita e può aiutarci a sviluppare una buon senso di agency e una qualità di vita soddisfacente. Al contrario, la persona perfezionista tende a porsi obiettivi eccessivamente elevati, difficili da raggiungere, e poiché entra in gioco la valutazione di sé, vi è grande preoccupazione per il raggiungimento di standard personali. Capita spesso, infatti, che nonostante lo sforzo impiegato non seguono i risultati desiderati poiché il pensiero assume la forma del “tutto o nulla” del tipo: “o sono il/la migliore o non valgo nulla”. 

 

Il perfezionismo blocca 

Dietro il perfezionismo si cela la marcata paura di fallire. L’errore viene vissuto come qualcosa di inaccettabile e per tale motivo si eseguono una serie di comportamenti per evitare di commettere uno sbaglio. Sono frequenti i check che la persona fa per avere l’assoluta certezza che nulla vada nel verso sbagliato. Ad esempio, si tende a controllare e correggere molte volte un compito, si cercano rassicurazioni. 

I frequenti check sulla prestazione possono portare all’evitamento e alla procrastinazione, vale a dire ritardare o completare all’ultimo momento un compito. 

Altro comportamento molto frequente è il continuare a confrontare la propria prestazione con quella degli altri giungendo alla conclusione che la propria sia peggiore. L’esito negativo del confronto dipende sostanzialmente da due fattori: il primo, riguarda l’attenzione selettiva e critica verso il proprio operato, mentre lo sguardo verso gli altri è meno severo e più superficiale. La seconda è che solitamente ci si confronta esclusivamente con persone esperte nell’ambito con cui avviene il confronto. 

Queste modalità tendono ad intensificare l’autocritica e concorrono al mantenimento della valutazione negativa di sé.  

 


 

Definizione di perfezionismo

Autori come P. Hewitt e G. Flett hanno proposto una visione multidimensionale del perfezionismo ponendo il focus sull’eccessiva preoccupazione per gli errori, i dubbi sulla qualità della propria prestazione e il ruolo delle aspettative e del criticismo come potenziali processi del perfezionismo. Hanno identificato tre tipi principali di perfezionismo:

  • perfezionismo autodiretto: tendenza ad avere standard personali autoimposti ed eccessivamente elevati e quindi impossibili da realizzare. Questi standard sono associati a un’eccessiva severità verso sé stessi e all’incapacità di accettare i propri errori.
  • Perfezionismo eterodiretto: tendenza a richiedere agli altri di essere perfetti seguita solitamente da critiche severe. In questo caso vi è una marcata difficoltà a delegare i compiti alle altre persone per paura che non vengano soddisfatte le proprie aspettative.
  • Perfezionismo socialmente imposto: percezione che le altre persone abbiano aspettative esageratamente elevati e che sia necessario soddisfarle per avere approvazione o sentirsi accettati. 

 

Le cause del perfezionismo

Le cause che possono portare allo sviluppo del perfezionismo possono essere rintracciate in fattori sia di tipo psicologico sia di tipo biologico. Le ricerche attualmente non sono esaustive ma consentono di individuare alcune situazioni ambientali che possono determinarne l’insorgenza. 

Ad esempio, vi è mai capitato di essere premiati per aver svolto un compito in modo perfetto o, al contrario, di subire delle punizioni o meno affetto per aver messo in atto un comportamento inadeguato?

Esperienze precoci di rinforzi e punizioni possono contribuire alla formazione o al mantenimento del perfezionismo. Anche il modeling, vale a dire aver avuto un genitore perfezionista, può rappresentare un fattore d’insorgenza.  

Comprendere l’origine del perfezionismo risulta fondamentale per poterlo affrontare in modo efficace. 

 

Strategie utili per superare il perfezionismo

Uno degli aspetti che caratterizza il perfezionismo è l’incapacità di accettare l’errore perché ritenuto come l’evidenza di un difetto personale accompagnato da una severa autocritica. Sviluppare quindi uno sguardo meno critico e severo verso di sé rappresenta un modo per accettarsi e trattarsi con maggiore gentilezza. Pratica l’autocomapssione sostituendo le critiche con parole più gentili. 

Inoltre è fondamentale concedersi la possibilità di sbagliare, cioè accettare l’errore come qualcosa di momentaneo e fonte di crescita personale. 

Altro aspetto che caratterizza il perfezionismo è l’imposizione di standard eccessivamente elevati e difficili, se non impossibili, da raggiungere o mantenere. Risulta quindi importante stabilire degli obiettivi più realistici

 

In conclusione

Il perfezionista tende ad avere standard difficilmente raggiungibili e questo genera insoddisfazione, compromissione del rendimento e può portare a depressione, ansia e problemi relazionali. 

Per poterlo affrontare risulta di primaria importanza riconoscerne l’origine, il significato e la sua funzione al fine di poter sviluppare un’immagine di sé più benevola.


 


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